La prima corda

  
Abbiamo ricevuto l’indirizzo del laboratorio via sms, unito ad una parola in codice da pronunciare al citofono. Quel misto di imbarazzo ed eccitazione, che conosco bene, tipico della timida, quale sono.

Indosso jeans scuri attillati, con la cerniera in vista, tacchi e un semplice pull. Rossetto fuoco d’ordinanza.

Entro fingendo sicurezza, con lo sguardo fiero, squadrando con la coda dell’occhio gli altri ospiti. Mi sento osservata e mi nascondo dietro lo schermo del “Sono i nuovi, i nuovi del giro”.

Seduti sul divanetto, mi guardo intorno, ci sono già quattro o cinque coppie che hanno iniziato. È una cerimonia curiosa, in cui gli uomini sono concentrati, uno addirittura con la lingua che sporge di lato, a voler dimostrare tecnica e precisione. Le donne reagiscono diversamente, c’è quella che controlla i movimenti di lui, c’è la ragazza giovane, senza reggiseno, c’è quella più formosa che non nasconde un tanga nero, fuori concorso e dei capezzoli che gridano attenzione, spesso con gli occhi socchiusi.

Il mio sguardo cerca tra gli uomini in sala, per capire chi può essere quello giusto a cui offrirmi. Alla fine scelgo il proprietario del laboratorio, perché deve essere esperto e poi perché decisamente brutto, con in testa la delicatezza di non far ingelosire il mio accompagnatore. E quindi inizio l’approccio:

Lo faresti con me?

E lui: ora no, più tardi.

Ammetto un po’ di delusione, ma alla fine è la mia prima volta e forse non è così divertente avere a che fare con una principiante, per cui torno sul mio divanetto a godere degli occhi e a fremere di desiderio.

Poi ecco arrivare loro, non belli, ma decisamente attraenti, esperti, sinuosi. Esibizionisti, tanto che poi ci confidano di fare spettacoli insieme, nei privè in città.

E tu, mio accompagnatore mi offri a lui. Così, all’improvviso, ed io sono imbarazzata, perché sento la carica erotica che emanano. Ma loro tergiversano, lui dissimula. Per cui incasso ancora una volta un rifiuto. 

Dopo una piccola performance si avvicinano a noi. Ci chiedono chi siamo, cosa cerchiamo. Chi vuole nella coppia dominare. E si stupiscono, ogni volta della mia timida e ferma risposta. Sono io che ho deciso di venire qui, sono io che voglio legare, ma anche essere legata. Sono switch. Quella parola cristallina, accende i loro animi e lui mi prende per mano e mi accompagna sul palco.

Ti piace stare a testa in giù?

Si, mi piace. Portami fino in fondo. Sono qua per questo.

E inizia a legarmi stretta le mani dietro la schiena, a passarmi le corde sotto il seno, ad avvolgermi come un abbraccio le caviglie, le gambe, il pube, le cosce. Inginocchiato davanti a me, col petto scoperto, le bretelle e un piccolo corno al collo. Coi capelli raccolti, il tatoo e quelle mani sapienti, di dominatore professionista. 

Ed io chiudo gli occhi, mi concentro sul rumore della corda, sulle sue mani, sul suo fiato. Sulla sospensione: miei arti che piano, piano si muovono senza la mia volontà, mentre mi solleva, mi gira, mi capovolge completamente, mi divarica, mi fa ruotare su me stessa.

È una sensazione meravigliosa, completa, a lungo agognata. Sono eccitata, sono osservata da tutti i presenti, che in silenzio religioso partecipano al mio piacere.

4 pensieri su “La prima corda

Lascia un commento