Giovedì esco con Rachel Gazometro, al cinema

 Tutto è nato per caso. 

Le collaborazioni nascono così: simpatia reciproca e qualcosa in comune, ingredienti sufficienti per cucinare insieme. E poi il desiderio di scrivere, di condividere, un po’ per scherzo, un po’ perché è divertente lavorare a quattro mani. Così Rachel ed io abbiamo deciso di cimentarci in un post con traduzione a fronte. Io in italiano e lei in romanaccio, un po’ per insegnarmi, un po’ per giocare.

Non perdete la traduzione a fronte della cara Rachel!

Prima lezione di romanaccio stretto con Rachel Gazometro.

Per esercitarmi con qualcosa di divertente e imparare davvero l’arte dialettica del dialetto romano, ho pensato di iniziare da un film, appena visto, cotto e mangiato: “Perfetti sconosciuti. Ognuno di noi ha tre vite, una vita privata, una vita pubblica e una vita segreta”. (Cit. Gabriel Garcia Márquez).

Forse è spoiler, temo. Nel dubbio, se volete vederlo: sciò!

Sembra quasi di essere a teatro, belle facce chiuse in una stanza che parlano d’amore, di vita, dell’universo tutto.

Cena tra amici nella amata Roma. Eva e Rocco ospitano a casa loro Carlotta e Lele, Cosimo e Bianca, e Peppe, da solo perché la fidanzata, che nessuno ha mai visto, ha la febbre.

Gli uomini si conoscono da quando erano ragazzini, mentre le donne si sono aggiunte nel tempo, tra fidanzamenti e matrimoni. Eva invita tutti a un gioco a massacro: tutti posano sul tavolo il cellulare e, per la durata della cena, ogni messaggio o email saranno letti ad alta voce, qualsiasi chiamata ascoltata in viva voce, le foto alla mercè di tutti. Tanto nessuno ha niente da nascondere, o no?

E scoppia il casino. Eva si scopa Cosimo, il quale in realtà sta con Bianca, Carlotta fa sexting con uno sconosciuto trovato su internet, così come anche Lele, Rocco va dallo psicanalista ma in segreto, Peppe è gay, Bianca  forse è incinta e ha l’ex fidanzato che ancora la cerca.

Insomma, un gran puttanaio d’altri tempi, quasi quasi un horror, perché le mie, le tue paure prendono forma. Chi non nasconde i propri piccoli e grandi segreti in quell’oggettino che è ormai un compagno di vita, il nostro smartphone? Praticamente una scatola nera che fa venire a galla i segreti più peccaminosi di un gruppo di amici che crede di conoscersi alla perfezione. E invece no.

Enigmistica per #zozzolerci 4

Cari enigmisti #zozzolerci tutte le cose belle, anche le più belle, hanno purtroppo una fine. A questa ferrea regola non sfugge neppure quello che per voi è diventato, ne siamo certi, l’immancabile appuntamento del mercoledì con lo svago e il divertimento, ovvero:

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periodico assolutamente aperiodico di giochi, giochini e giochetti #zozzolerci a cura di m3mango, ysingrinus e alidivelluto.

Vi ricordiamo che per ambire al meraviglioso premio finale che verrà assegnato la prossima settimana dovrete inviare le vostre soluzioni a enigmistica.zozzolerci@gmail.com.

Non è ancora troppo tardi per partecipare al più zozzolercio concorso di WP!

REBUS (7, 8, 7)

M3MANGO

 
Per partecipare all’estrazione del fantastico premio finale dovrete inviare le soluzioni di tutti e tre i giochi.

Visitate dunque anche quelli di alidivelluto e ysingrinus.

IL PREMIO

Ecco l’ultimo indizio per capire il meraviglioso premio che vi attende, come al solito dalle mie sensuali (!) mani con le unghie di rosso laccate!

 

Mandateci numerosi le vostre risposte e vi aspettiamo la prossima settimana per tutte le soluzioni e per applaudire il vincitore!

Il cinema e Roma


Zeus, sai quando si parlava di fare cose pazze e straordinarie per smuovere l’ordinaria quotidianità? Che a volte basta un Bounty preso alla macchinetta per darti l’impressione di aver sbroccato in un giorno di ordinaria follia?

Provo un certo gusto masochista a rinunciare a certi piaceri, anche solo per dimostrare a me stessa di avere una volontà di ferro. Poi un giorno sclero e senza un motivo apparente, improvvisamente, apro la diga e mi lascio andare ripetendo all’infinito quello che con tanta forza e determinazione ero riuscita ad eliminare dalla mia vita. E quella cosa lì, a cui a lungo avevo rinunciato, diventa come una droga, idealizzata e goduta, perché a lungo agognata. Ci sono diverse letture per spiegare tale apparente instabilità e sicuramente Freud e compagnia bella potrebbero avere voce in capitolo.

Tutto ‘sto pippone per dirti che, dopo quasi 8 anni in cui non andavo più al cine (Cineclan, forse è meglio che ti siedi), questa settimana ci sono andata due volte. Come cazzo ho fatto ad aspettare tutti questi anni? Perché niente è confrontabile ad uno schermo planetario, il silenzio, il buio, il suono, le immagini enormi e tu che ti immergi nello scuro e nella storia e quando esci non vorresti mai che fosse finito, ti chiedi che ore sono perché hai perso la cognizione del tempo, le pupille ti fanno male, perché non sono più abituate alla luce e poi passi i due giorni successivi a fare stalking acrobatico, per inseguire, leggere, scoprire il regista o gli attori. E vorresti fossero i tuoi migliori amici, avvicinarli, porre un milione di domande, scelte stilistiche, inquadrature, musiche, accenti, modi, colori, velocità, sorrisi, pelle, silenzi, tracce.

E per quanto ami i film di stampo francese e anche nord europeo, ho visto due film italiani, ambientati a Roma e questa volta non mi sono tanto invaghita di una faccia, ma di una città. Che già ero persa e ora ancora di più.

E le promesse sono due, a questo punto: tornare al cinema almeno due volte al mese e parlare romanesco stretto, ho anche un’insegnante d’eccezione con l’icona giusta e gli occhiali da insegnante de noantri. Giovedì esco con Rachel.

LEPROTTI IS ON THE WINDOW (b)ananartista® SBUFF tribute

  
© 2016 m3mango

Shopping compulsivo nella Milano da bere.

E i giornalisti? (Managers #5)

  
Non leggo i giornali, non guardo la TV e di conseguenza i telegiornali. Leggiucchio Facebook, che uso impropriamente come RSS di notizie a me confacenti, per cui smaccatamente schierate a sinistra, con riporto ed evidente titillamento e conferma che le mie idee politiche e filosofiche sono le migliori del mondo, pardon, del mio mondo. Poi lo uso per far stalking spinto, ma questa è un’altra cosa, che mi tengo per un altro post.

Se c’è una cosa che ho capito nel piccolo, piccolo del mio lavoro è che i giornalisti non dicono e non fanno mai quello che gli dici. Mai. E avoja a mandare loro la foto da pubblicare. Sicuro come l’oro ne metteranno un’altra, di repertorio, oppure che fa più notizia, o quella che hanno sul desktop, più comoda. Del resto non scrivono neanche più, i più, gli devi preparare il comunicato stampa, come pappa pronta per neonati e nonostante questo copiano male, si dimenticano un pezzo, travisano, esagerano, manipolano. Se ne fottono, insomma. Se sapessi costruire le note come Gintoki e Ysi, ne allestirei una specificando che questo non vuol essere un discorso generalista, odio i discorsi qualunquisti, da salgo sul palco e dispenso critiche, ma spesso ho a che fare con la categoria e ne esco sempre ammaccata. Certo, potrei essere un un pò sfigatella, oppure questa razza è un pò così. Del resto hanno il coltello dalla parte del manico, in una società che si basa sull’informazione, visto che i beni materiali li hanno esauriti. Ma non voglio perdermi nei meandri di discorsi sociologici, che eccitano me e tediano la maggior parte del mondo [Zeus, ti piace come spunto?].

Indi per cui l’altro giorno, ho passato amabilmente la serata a cercare la foto più consona per l’articolo che usciva su La Repubblica, uno scambio continuo ed estenuante con l’ufficio stampa e, infine,  12 ore dopo mi son vista stampata fresca fresca, l’unica foto che avevo detto di non pubblicare. Fantastico.

Ma tranquilli, non ho imparato nulla, la prossima volta sono sicura che, fiduciosa, mi comporterò esattamente nello stesso modo. Io non imparo, i giornalisti neppure. Uno a zero per loro.

Vengono tutti (Managers #4)

  

Scusate il titolo, i doppi sensi di bassa lega sono irresistibili per me.

Dicevo, vengono tutti. Nonostante il week end, il riposo lavorativo dei campioni, la primavera, i cervi a primavera, il campo da golf, i brain trainer, praticamente tutti hanno aderito con piacere all’invito del capo. E vogliono tutto del menù che abbiamo loro offerto. Sono lì tutti i flag delle loro scelte. Pacchetto completo: aperitivi, cene, lezioni per far rilassare il cervello di queste slot machine con le gambe ingessate.

Bene, dico io. C’è entusiasmo ragazzino. Male per me che ho più pedine da muovere, anche se ovviamente mi fa piacere, anche solo per il fatto che si conferma che la mia posizione nel mondo aziendale serve a qualcosa, parbleu!

Solo in cinque han rifiutato, ma si sono premuniti di chiamarmi e snocciolarmi la giustifica. Sai, è il compleanno di mamma, del nonno, del gatto, del cane e del topo, ecc. ecc. Viene da giù proprio per festeggiare, porta le cime di rapa, riso patate e cozze, le melanzane alla parmigiana, le cartellate, i panzerotti, la focaccia alta con le patate e chissà quale altro piatto tipico della tradizione del Tavoliere delle Puglie. Ed io son dall’altra parte della cornetta che cristono e mi domando perché diavolo vengono a raccontare a me la rava e la fava della loro assenza ingiustificata. Che al massimo può aver senso una mail al grande capo, ma io non sono nessuno e mi nascondo dietro le quinte. Certo, allestisco il palcoscenico, ma poi l’attrice protagonista non sono io, per fortuna, gestisco i soldi degli altri, coordino, che in altri termini suona come faccio cose, muovo gente. Sono un facilitatore. Ti piace come ruolo? Tantissimo, mo’ chiedo se mi aggiornano il bigliettino da visita. Anche perché un tempo avrei detto il capro espiatorio, quando lavoravo in agenzia di pubblicità, dico. Ho fatto carriera, o almeno lo ha fatta il mio ego.

Enigmistica per #zozzolerci 3

Cari enigmisti #zozzolerci come oramai tradizione il mercoledì è il giorno di:

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periodico assolutamente aperiodico di giochi, giochini e giochetti #zozzolerci a cura di m3mango, ysingrinus e alidivelluto.

Anche in questo numero L’Enigmista Mascherato ha voluto essere dei nostri, con un altro dei suoi fantastici ZOZZOCRUCI.

Vi ricordiamo che per ambire al meraviglioso premio finale dovrete inviare le vostre soluzioni a enigmistica.zozzolerci@gmail.com.

Per permettere la partecipazione anche ai nuovi lettori pubblicheremo tutte le soluzioni delle varie settimane solo alla fine!

REBUS (2, 5, 3, 7, 1, 5)

m3mango

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ZOZZOCRUCI

L’Enigmista Mascherato

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Per partecipare all’estrazione del fantastico premio finale dovrete inviare le soluzioni di tutti e quattro i giochi.

Visitate dunque anche quelli di alidivelluto e ysingrinus.

IL PREMIO

Per stuzzicare la vostra fantasia, direttamente dalla sensuale mano di m3mango, ecco il secondo indizio sul meraviglioso premio che vi attende!

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Chi volesse partecipare in qualità di redattore è il benvenuto. Ci scriva a enigmistica.zozzolerci@gmail.com

Ma cosa vogliono i Managers? #3


Quando parli con loro devi essere sempre molto sintetica, puntuale nelle domande e se possibile usa un elenco puntato. Sono così: sono distratti, concentrati su se stessi, ma soprattutto si annoiano in fretta. Del tipo che se gli scrivi testi con più di 100 caratteri, già ti cestinano. Sono come bambini e loro adorano essere trattati così. E proprio come i fanciulli hanno bisogno di sentire l’autorità e ogni tanto devi cazziarli. Prenderli per la punta dell’orecchio e sussurargli, sibilando, tipo maestra vecchio stampo, suora tutto d’un pezzo: hai fatto i compiti? No? Dovevi consegnarli oggi. Muoviti, cristo!

E allora con la mail di recall in cui gli ricordi che sono in ritardo cronico, loro si spicciano ed eseguono a testa bassa quello che gli stai chiedendo.

Giuro, è un bel godere. Abituati come sono a dare ordini a destra e manca, vederli un pò sottomessi che finiscono il compitino e te lo mandano anche un pò titubanti, riempie di orgoglio il mio lato mistress. Così in quattro e quattr’otto realizzo dall’Excel autoprodotto al volo via web che i manager incalliti partecipano a frotte all’evento di un week end primaverile e rinunciano a giocare a golf, almeno per 48 ore.

Sono felice, sta avendo successo. Alla fine i ragazzi vogliono solo divertirsi.

Certo, non riesco fare a meno di pensare che questi bei personaggi, che credono di essere tutti fighi e avere solo top client, dopo una giornata in giro per il mondo, con il cellulare siliconato alla mano, che muovono l’economia, producono utili, scorie, che muovono aria e bigliettoni, non desiderino arrivare la sera in un luogo di rifugio, non dico casa perchè il manager non ha fissa dimora per definizione, e con un tè al limone, invece del classico scotch liscio, anelino una donna, un uomo che con frustino alla mano gli dica per una volta cosa fare, come mettersi, come posizionarsi, ma non sul mercato, ma sul letto o sulla sedia, o sul balcone, sul cesso, in doccia, per terra, nel pianerottolo, in ascensore, in garage, magari sul cofano, che è sempre un posto molto carino per far certe cose.

 

 

Ordinaria follia (anche festa del babbo, ma solo alla fine)

  
Adoro viaggiare. L’ho già detto?

Vorrei non possedere nulla, in modo tale da poter partire quando mi pare. Quella sensazione orgasmica che ho provato da giovanissima durante l’interrail: arrivo in stazione e scelgo a caso una destinazione. Magari non so neanche esattamente dove sia. Ma mi piacciono le lettere che compongono il nome di quel luogo, la composizione, il suono, le sensazioni evocate, i profumi percepiti. Tu che mi guardi rapito e aspetti un mio cenno. Io che ti cerco estasiata, sicura che stiamo pensando la stessa identica cosa. Perché scoprire la sintonia tra essere simili, apparentemente così diversi, è delizia allo stato brado. È l’alchimia, siamo noi e nessun altro.

Nella mia totale razionalità, di persona squadrata, precisa, organizzata, che prenota un mese prima il ristorante, che compra i biglietti in prevendita, che segna su calendar le scadenze, adora le liste della spesa, gli Excel, i to do list, per passione, per professione, ogni tanto sbotto e faccio qualcosa di completamente irrazionale e non conforme alla severa e rigida linea editoriale della mia vita.

Che può anche essere solo comprare alla macchinetta del caffè corporate aziendale un Bounty. E me lo gusto con dovizia e intensità come un peccato mortale, una trasgressione soddisfacente: aromi chimici concentrati, serviti in pratiche confezioni monodose, usa e getta.

Ordinaria follia. Istanti di ordinaria follia, che ti fanno desiderare la tranquillità del tran tran quotidiano, che ti fanno esplodere in controsensi, che ti riportano sui binari, che sapientemente hai tracciato tutta la vita. Che un pò odi e un pò ami.

Non sei bipolare. Non sei bipolare. Sei solo un fiore di campo, calato in un giardino all’italiana, quelli perfetti, geometrici, simmetrici. E ho dovuto googlerare perché avrei detto all’inglese.

Nel mio mondo squadrato, fatto di regole, di righelli, normative, inquadramenti, angoli, misure, sto benissimo. Io sono così. Sono stata educata così, da un padre autoritario, che alle 19 spaccate pretendeva forchetta alla mano, la cena pronta, nonostante sia meridionale di nascita e di testa, perché i baci si davano solo di notte, mentre noi dormivamo.

Poi a volte perdo il filo di Arianna, ma ti giuro, è la descrizione di un’attimo.

Auguri, Babbo.