INTERRAIL, ROSSO FUOCO

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Premessa: visto che sono masochista e in questi 5 giorni ho portato a casa 4 fan che mi seguono sonnolenti, racconto una cosa che a qualcuno fa schifissimo, così ne sego metà.

Ero partita senza il fidanzato perché doveva studiare, a fare un interrail con due ragazzi conosciuti da poco, a cui poi si aggiunsero due ragazze e poi ancora due ragazzi e poi ancora due ragazzi di Roma. Eravamo in otto, ma il gruppo di dilatava e si riduceva nel corso del viaggio. Tra questi ce n’era uno che mi stava sulle chiappe. Alto, magrissimo e strafottente, coi capelli lunghi neri e mossi che gli scendevano alle spalle.

Erano passati 10 giorni dal nostro tour, avevamo toccato Parigi col Musee d’Orsay, l’immancabile fumosa Amsterdam e poi la mia Londra. Dovevamo poi risalire fino alla Scozia e terminare il giro in Irlanda. Dormivamo in campeggio quando volevamo fare i borghesi, in mezzo alla strada, sotto le pensiline dei benzinai, in stazione le altre volte. C’era una regola non scritta tra noi che non si doveva spendere un penny. Per cui anche le docce erano immancabilmente gratis, ma gelate. I romani rubavano il cibo e come genitori attenti ce lo distribuivano. Erano molto abili, ma sceglievano sempre roba del cazzo, tipo birra e formaggio arancione.

Con quel ragazzo con cui non c’era intesa le cose cambiarono in fretta e senza l’intermezzo di un rapporto d’amicizia, l’antipatia reciproca si era improvvisamente trasformata in attrazione sessuale. Quella sera avevamo chiesto in prestito una tenda tutta per noi a uno dei nostri compagni, il quale generosamente ce la prestò (povero!). Non ricordo se fosse stato per la doccia gelata, tanti piccoli spilli di ghiaccio sulla mia pelle di ventenne, nel nord delle Highlands, o se fosse il periodo giusto. Non so mai il periodo giusto. Comunque sia come da copione mi arrivarono le mestruazioni. Non particolarmente preoccupata mi presentai alla tenda dove mi aspettava. Non riuscii neppure a iniziare a parlare, però, perché lui si buttò su di me con una tale foga che mi dimenticai di dirglielo. E non iniziò dai seni, come tutti i suoi coetanei bavosi. No, lui si avventò sulla mia fica insanguinata, e me la leccò fino al giorno dopo, con passione e determinazione.

Alla fine era una maschera di sangue, aveva le unghie incrostate di rosso vermiglio e la tenda… la tenda era ridotta in maniera davvero pietosa. Passammo la mattinata a pulire e quello fu solo l’inizio di una bella amicizia che durò quanto l’interrail più qualche giorno.

WORDON COME BADOO

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Ho passato un anno e mezzo a giocare a un’app tipo scarabeo. Mi piaceva perché era un gioco riflessivo sulla composizione di parole con le lettere, però poteva essere anche frenetico e autodistruttivo, un po’ come me, a volte.
Devo ammettere che mi sono avvicinata molto candidamente, senza secondi fini. Ci giocavo nei ritagli di tempo.
L’account era veramente ai minimi termini, una fotina di 1,5 cm e un nickname. Niente geolocalizzazione, niente età, o gusti sessuali.
Insomma un posto proprio tranquillo, apparentemente. Molto lontano da Badoo o troiai simili, luoghi che ho sempre fuggito come la peste. Aveva solo una cosa, a cui all’inizio non feci neppure troppo caso: la chat. Una chat spoglia, quattro mura anonime, con sfondo blu, in cui spesso dovevi riavviare per leggere il messaggio successivo. Insomma, tutto tranne che un posto confortevole per fare due chiacchere.
Ci ho fatto il migliore sesso digitale della mia vita, anche forse perché è stato il primo. Inconsapevole, diretto, inaspettato. Dopo giorni di gioco abbiamo iniziato a parlare il pomeriggio e la sera gli stavo infilando due dita nel culo.
C’erano delle regole di scrittura non scritte che rispettavamo senza averle mai condivise che ci facevano godere, tanto. Frasi cortissime. I particolari. L’inesistenza dei puntini di sospensione. Le pause. So che tutto ciò sembrerà banale, ma all’epoca era stato travolgente, come per una bambina in un negozio di dolciumi, ed era solo virtuale. Poi passammo alle foto, ai video, alla voce e tutto il resto che degenerò alla velocità della luce.
Oltre a lui ovviamente si inserirono altri personaggi, gente di ogni genere: gentili, pazienti, stronzi, esagerati, servili. C’era veramente di tutto. Età media, direi tra i 40 e i 50, sia donne che uomini, purtroppo neanche una bisex, oppure sono stata io sfigata che non ne ho mai trovata una. Molto targhetizzato, ma tutti con una gran voglia di scopare. Se fossi stato un imprenditore di sexy toys avrei fatto carte false per metterci la pubblicità. Mentre invece quei coglioni degli amministratori mettevano pubblicità inutili di altri giochi. Gli avrei fatto una pianificazione media con i contro cazzi, vabbè.
Comunque, tornando a me c’erano dei giorni in cui giocavo con 40 persone contemporaneamente. Era diventata una droga. Ora, che è passato parecchio tempo, sono diventata più sgamata e consapevole, ma allora è stata dura. Io che non fumo neanche, avevo bisogno di disintossicarmi da quel mondo assurdo. Ne sono uscita bene, dall’oggi al domani ho chiuso, anche grazie a un amico che mi ha aiutato, e che poi ho incontrato anche dal vero. E ad amiche che non ho mai visto ma con cui continuo a sentirmi.
Ora non è che sia diventata casa e chiesa, per carità, ho solo cambiato bottiglia e ho fatto tesoro dell’esperienza vissuta.

UNE LIAISON PORNOGRAPHIQUE (liberamente tratto)

Une liaison pornographique

E il gioco inizia. Perché tu mi rispondi. L’amo ha funzionato e inevitabilmente il mio ego cresce e una bella pacca sulla mia spalla bianca ci sta tutta. Mi piaci, non so neanche perché, ma è così che funziona. Dicono che sia questione di pelle, sesto senso, ma è una grande cazzata. Però ci piglio. Oppure sono fortunata. Teste di cazzo non è ho mai incontrate. Ancora. Credo che basti ascoltare. Alla base di tutto c’è il rispetto (formale), l’intelligenza e il consenso, sempre e comunque.

E il gioco inizia. Però davvero di te non mi frega nulla. Non mi interessa il tuo nome, che lavoro fai, dove abiti, se sei sposato, se sai cucinare, se sei grasso (questo un po’ si, a dire il vero, ma estremizziamo), se sei alto, bianco, nero o rosso. Non voglio il tuo numero di telefono. Non mi frega neppure sapere se sei un uomo o una donna o il terzo sesso.

Cristo, voglio una sorpresa, io che le sorprese le odio. Sempre. Voglio solo due cose e te le dico subito, diretta come una freccia che ci trafigge, perché io sono così, le sfumature di grigio mi uccidono, o bianco o nero.

Voglio sapere se sei animale come me, se hai i miei stessi desideri, anzi se ne hai altri, che non mi sono mai venuti in mente. Ho fame dei tuoi tabù, delle tue ossessioni, delle tue manie, se sei una tigre in gabbia, famelic@ e hai la bava che ti cola sul ventre.

E poi voglio una data, un indirizzo e un numero di camera. Nient’altro solo queste informazioni mi bastano, per poterti raggiungere e tu farai lo stesso.

E il gioco inizia. E no, non ci aspettiamo all’autogrill, al bar, in stazione o per strada. Neanche nella hall, cazzo, no. Ci vediamo in camera, a luci spente.

Voglio entrare nella stanza e voglio sentire il tuo respiro eccitato, impaurito, fradicio. Voglio brancolare nel buio, cercarti con le braccia tese. Sfiorarti, toccarti, palparti. Intuire il tuo sesso, le tue fattezze. Sentire il desiderio palpabile in queste quattro mura squallide di motel gestito da cinesi.

Voglio annusarti e dall’odore capire che di che razza sei. E devi essere talmente eccitat@ che ci prendiamo così, vestiti, nella foga del momento, al buio. Come un gioco di improvvisazione teatrale. Ti palperei per capire se hai l’uccello, oppure la fica. E mi muoverei di conseguenza, affondando comunque la bocca, la lingua, le labbra, i denti.

Vorrei stare ore, non so se vorrei parlarti, forse si, ma di quello che stiamo facendo, solo a beneficio delle nostre zozze azioni.

E poi non vorrei salutarti, ti prego, non cadere nel romanticismo proprio ora. Neppure ciao. Non ho il tuo numero, non hai il mio. L’epilogo migliore è quello di non vedersi più.

MEDITAZIONE VS. MASTURBAZIONE

autoerotismo

L’altro giorno parlavo con una mia collega, la quale salita in cattedra, mi decantava orgogliosa i numerosi vantaggi del fare meditazione. Si era scaricata un’app di un santone indiano e diceva che se non meditavi almeno mezz’ora al giorno eri un fallito totale. ‘Vedi, io faccio così, snocciolava:

– mi metto sul letto, sempre alla stessa ora,
– lancio l’app e imposto l’ora,
– chiudo gli occhi,
– mi rilasso,
– azzero il cervello,
– medito.
Quando ho finito la mia mente è libera, non sono più stressata e ricomincio alla grande’.

Io la guardavo parecchio perplessa e le dicevo che ero troppo materialista e razionale per crederci anche poco. Ma che tutto sommato anche io facevo una cosa molto simile, ottenendo gli stessi identici risultati:
– mi metto sul letto, sempre più o meno alla stessa ora,
– lancio Tumblr,
– socchiudo gli occhi, diciamo uno aperto e uno chiuso,
– mi rilasso
– azzero il cervello,
– mi masturbo con dovizia.

Lei è scoppiata a ridere, ed io con lei.

Omaggi a Tumblr

tumblr

Tumblr è la versione bignami del film porno. Zero sbattoni, avvio l’app ed è pronta all’uso. A dire la verità mi piacerebbe trovare anche dei blog che non siano legati al sesso, ma o non li ho mai visti, o forse non ci sono proprio. Oppure essendomi buttata nelle fantasie più recondite, ormai i tizi di Tumblr mi hanno messo nella categoria ‘senza speranza XXX’, per cui mi propongono solo roba porno. Ma va bene così, ci mancherebbe. Ho un alta considerazione dei professionisti del marketing anche perché ai fanalini di coda, ci sono dentro pure io, molto umilmente, s’intende.

Dicevo, Tumblr. Lo sanno anche le pietre: le categorie sono varie e variegate, ma giusto per non scrivere che mi sparo dei signori ditalini davanti a qualunque video, provo a fare l’intellettuale (paroloni!) e stilo una lista di categorie che mi arrapano di più, come va tanto di moda tra le blogger post-adolescenti che parlano di moda e di cucina.

Ah! Premessa. Su Tumblr sono mediamente sul versante lesbo-chic: le fiche turgide mi arrapano, dei cazzi che sborrano ho abbastanza le palle piene. Poi ci sono le eccezioni, per carità, ma in genere non rebloggo i cazzi singoli, quelli li scarto tutti.

I blog sesso-patinati

Quelli con quelle belle fiche completamente glabre passate sotto tutti i filtri di Photoshop e Instagram. Con la composizione con la rosa accanto, sopra, sotto, di fianco e magari il temutissimo aforisma. O anche solo ‘Buongiorno’ con cuore. Quelli mi fanno cascare… le braccia.
Voto: 2 perché sono patetici

I blog dei cornuti

Quelli tenuti dai mariti, o presunti tali, che mostrano con candida simpatia la moglie con il bull, mentre la incula in allegria. Questi sono parecchio divertenti. Sanno di zozza umanità. Raccontano arrapatissimi di quanto sono cornuti, servitori fedeli del loro bull e signora. In genere dopo un po’ sono noiosi, però danno l’impressione che ti permettono di infilare il naso nella loro camera da letto, per cui, almeno per me, un perché ce l’hanno.
Voto: 6+, perché mi ricordano Mr. Green in azione (non quello di E.R)

I blog delle fiche pelose (hairypussy)

Questi un po’ mi incuriosiscono, un po’ mi disgustano, un po’ m’inquietano, comunque mediamente li amo. Lo so, è un po’ il mio limite, a me piace glabra. E come piace molto ai maschi che si credono predatori, e, dopo due convenevoli, ti piazzano un ‘Mi piace molto leccare’, senza sapere che è la frase più sentita, trita e ritrita degli approcci online, anche a me attizza liscia. Che poi mica è vero, leccare è arte, leccare con arte è davvero merce rara.
Voto: 6/7 per l’ammirazione

I blog degli esibizionisti nei locali pubblici

Questi mi fanno impazzire. C’era un video di una fica pazzesca che girava in pelliccia in un Brico o giù di lì e tra i clienti, più o meno presi a far acquisti, brandiva lo spazzolino del cesso, cacciaviti e utensili vari e si masturbava candidamente. Tanti punti, non c’è che dire.
Voto: 8 per la fantasia

I blog dei feticisti

Su questi devo dare atto a un mio compagno di merende, che mi ha un po’ traviato in questo ambito. Insomma, su di me gioca l’effetto novità. Scarpe coi tacchi vertiginosi che schiacciano, senza ritegno, cazzi di gomma e di carne. In questa categoria ci metto che gli strapon, perché hanno sempre il loro fottuto perché.
Voto: 8 per la varietà

I blog delle puttane inside (omaggi a Tumblr)

Questi sono meravigliosi. Generosi ditalini che durano 10 minuti. Se poi c’è lo squirt, rimango a bocca aperta, densa d’ammirazione. La cosa più bella sono le richieste degli Anonimi segaioli. Sono tutti da premiare: i fan sono la forza dei social media.
Voto: 9 per la generosità

I blog delle puttane inside che mostrano il volto (omaggi a Tumblr con lode e menzione)

Numeri 1. Questi sono i più difficili da scovare. La mia corona, compresa di lingua grondante va a lei, star indiscussa del mio Tumblr: Lesliepixx. Ultimamente finge un po’, si è messa a fare l’attrice, ma i primi video sono davvero ruspanti e degli di nota.
Voto: 10 per la determinazione

Cacciatrice

cacciatrice

Il primo contatto è sempre molto eccitante. E’ po’ come quando guidi in mezzo al traffico e riesci passare avanti a tutti, dosando con fermezza e spregiudicatezza l’acceleratore e il freno. Io godo anche così. Mi basta guadagnare due minuti prima del solito, in bollatrice. E’un traguardo del cazzo, ma alla fine sono una ragazza semplice.

La ricerca su internet, tipo detective di quart’ordine è un’altra cosa che mi eccita. Le parole giuste, i tag, le keyword, la selezione, gli scarti. Alla fine è anche una parte del mio lavoro. Ci sono dentro da… cazzo da troppi anni. Non riesco manco a fare una semplice sottrazione. Era il ’99, l’anno della tesi. Quando sono riuscita a scrivere di mio forse tre paragrafi. Tutto il resto l’ho preso a piene mani. Perché cazzo devo consumarmi io se c’è qualcuno che l’ha fatto prima e meglio di me? Del resto il tema era talmente innovativo e ora farebbe talmente tanto ridere, che già il titolo all’epoca faceva scalpore. Parlava di internet, di ecommerce, di portali web. Robe che all’epoca erano fantascienza, almeno nella mia università di fighetti, figli della FIAT e giù di lì. Ma non era questo il punto.

Parlavo di ricerca. Su alcune cose sono quasi autistica. Mi fisso su argomenti che spulcio, approfondisco, gratto,ci infilo la testa, la fica, i piedi. Vado in overdose e poi serafica abbandono. Devo aver preso da mio padre. And this is not a good sign! Comunque ora ci sono dentro fino al collo: blog a fondo sessuale. Questa è la mia bottiglia, al momento. Ne ho trovati a fiumi, ma pochi per cui valesse la pena perdere tempo. Tempo ne ho, in alcuni momenti della giornata. Ho scartato con metodo quelli romantici, buonisti, che rispettano le regole borghesi, quelli spocchiosi, finti, come un finto orgasmo da film porno. E dire che io adoro i porno. Ho scartato le poesie erotiche che mi fanno catapultare la testa nel water. Mi spiace per ora non aver trovato uno scritto da una donna, anche lesbica, per dire. C’è sempre una vena romantica, una sottesa voglia di cercare il principe azzurro. Odio gli stereotipi di genere. Li combatto tutti i giorni. Sono tatuati nei cervelli del popolo. Li odio proprio. Ma non è questo il punto, ora.

Parlavo del primo contatto. E’ un po’ come scrivere le lettere di accompagnamento insieme al cv. Non puoi scrivere le solite stronzate anonime. Sono una che ci mette impegno e passione. Sono precisa, cerco di non dimenticare i dettagli. Ci provo, anche perché dopo aver cliccato ‘invio’ le rileggo e le trovo patetiche. Ma il salto nel buio è un’altra cosa che mi eccita da morire. Per cui vabbè, anche se sembro l’ennesima segaiola, ci provo lo stesso. Poi la rileggo ancora e penso che dai non sono andata così male. In realtà sul web sono molto più aggressiva di quello che sono nella realtà. Ma questo è un altro discorso e penso che ci accumuni un po’ tutti. O forse no.

Dopo che ho premuto invio inizia il sabato del villaggio. Anche questo è puro godimento. L’attesa. I dubbi. Forse ho scritto troppe cazzate tutte insieme. Invece no. In genere funziona. La mia autostima cresce e tutto ciò è parecchio deleterio per il mio ego. E c’è la prima risposta.  A qual punto m’incorono per 30 secondi cacciatrice. E inizia il gioco.

Here we are

Ho iniziato a scrivere, più che altro per me. Per chiarire dei punti, scaturiti da alcune tue domande. A dire il vero me ne hai fatte poche, però mi hanno colpito tanto e sul momento non sapevo che rispondere. Per cui ci ho pensato in questi giorni e improvvisamente stamattina mi sono apparse le risposte, come la cosa più semplice e lineare del mondo. Come cazzo è possibile che non mi siano venute in mente prima? Non ne ho idea. Le tue domande erano:

  • Sei più dominatrice o schiava.
  • Dimmi una tua fantasia bottom.

In realtà alla seconda non ho riposto per iscritto, ma ho tutto in testa. Mentre sulla prima domanda, che in realtà forse mi hai fatto solo indirettamente, ho trovato una chiara e semplicissima risposta. Poi ho seguito una tua esortazione, ovvero quello di scrivere. Per ora è più una sega mentale, che credo interessi e serva solo a me, ma tant’è, da qualche parte bisogna pure iniziare.

Mi reputo una persona molto riflessiva, a cui piace rimuginare, ripensare e, soprattutto sulle questioni esistenziali, prima di avere un’opinione devo spaccarmi un po’ la testa. Dall’altra, sulle questioni pratiche, sono una grande decisionista, forse per colpa del mio lavoro, di solito mi do tre secondi per rispondere in modo convinto e consapevole a qualsiasi richiesta (che poi non è detto sia la risposta giusta, anzi! Spesso faccio cazzate).

Per cui in questi giorni ho pensato diverse volte se mi sentivo dominatrice o schiava. O almeno quale fosse la parte più predominante. Perché davvero non ne avevo idea. Ho anche riflettuto su quali erano le mie fantasie bottom, perché così su due piedi non me ne veniva in mente neanche una. Ora devo dire me ne sono venute in mente 789.

Poi, improvvisamente mi è apparsa la risposta, ripensando al mio comportamento del passato. Sono nettamente predatrice e ora mi stupisco tantissimo che non mi sia venuto in mente prima. Forse il motivo è legato al fatto che odio le etichette e gli stereotipi e quindi io per prima non vorrei mai sottomettermi a quel tipo di identificazione.

C’è ancora un elemento che volevo chiarire a me stessa sul mio carattere: amo le sfide. Ho una grandissima considerazione di me stessa, che sia un pregio o un difetto, non saprei, per cui le cose che mi vengono facili e spontanee generalmente mi stufano presto, un po’ mi piace soffrire, ma non dolore fine a se stesso, che rifuggo come la peste, ma con l’obiettivo di godere, perché alla fine arrivo al punto prefissato con un certo sforzo, fisico o mentale. Insomma, mentre vorrei impormi come predatrice, vorrei al tempo stesso sottomettermi per capire se ne sono capace e in che termini.

Oggi mi è successa una cosa strana, è stata una telefonata di 5 minuti, che mi ha preso in contropiede. Una persona che avevo deciso di non sentire più, che avevo lasciato senza troppe spiegazioni, anche perché lui non mie ne ha chieste più di tanto, che mi chiama e mi chiede di rivederci per l’ultima volta, come per un ultimo saluto. Negli stereotipi di genere mi è parsa una richiesta femminile, anche se, come ho già detto molte volte, odio dare questo tipo di etichette. Ed io cosa gli ho risposto? Così, d’amblée, su due piedi, senza pensarci un attimo? Ok, vediamoci, ma a me interessa solo scopare, niente chiamate ogni trenta secondi, tutti i giorni, come abbiamo fatto negli ultimi mesi a questa parte. Credo di averlo spiazzato, ma soprattutto ho spiazzato me stessa.