Promiscuità


Ho imparato l’anatomia del tuo corpo: le linee, gli incavi, i buchi, le protuberanze, i muscoli, le escrescenze, il tuo odore, il tuo profumo, il tuo sapore. Come ti muovi, cosa ti piace, cosa cerchi, cosa ti imbarazza. I tuoi sorrisi, il tuo sguardo, le tue frasi interrotte.

Ho preso appunti, diligentemente, come mi piace fare. Come a scuola. Ho segnato ogni giorno i punti chiave da memorizzare. Procedo per schemi, io. Ho focalizzato le nostre esigenze, ho tracciato le curve, ho composto le tabelle.

Non so tutto di te, mi serviranno altri anni, ma almeno il diploma l’ho preso. Ne sono certa. Non sono l’unica ad averlo conseguito, questo lo so, ma non mi importa per nulla, non sono gelosa e l’autostima non mi manca.

Ora sono pronta, siamo parati. C’è un mondo da esplorare ed io lo voglio fare con te. Una voragine che mi attira, come le sirene con Odisseo formidabile. Un percorso da intraprendere, tempestoso, che mi eccita, che mi infuoca.

Ti riconoscerei tra mille, anche al buio, nella penombra dei corpi aggrovigliati, catene, incastri di pelle e muscoli, tra i fiati intrecciati, le mani allungate, i permessi richiesti ed accordati, gli assensi, gli accessi, le aperture, le disponibilità concesse a sconosciuti mascherati dalle luci strobostopiche.

C’è qualcosa che mi affascina, che mi chiama, che mi porta a desiderare tutto ciò. Fa parte di me.
Me ne sono resa conto all’improvviso, come quando hai i pezzi del puzzle davanti e non hai idea della figura che si comporrà alla fine. Quella prospettiva dall’alto che aiuta e ti permette di avere una visione a lungo termine, della tua vita. Piccoli passi che compongono un viaggio speciale, il nostro.

È andata così: io davanti a te, con l’entusiasmo e il desiderio struggente e primordiale di provare qualcosa di nuovo, diverso. Una svolta alle nostre vite. Mi guardo indietro e osservo le curve, i tornanti che ho tracciato per noi. Sempre.

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