Giovedì esco con Rachel Gazometro, a teatro

  

Tutto è nato per caso. 

Le collaborazioni nascono così: simpatia reciproca e qualcosa in comune, ingredienti sufficienti per cucinare insieme. E poi il desiderio di scrivere, di condividere, un po’ per scherzo, un po’ perché è divertente lavorare a quattro mani. Così Rachel ed io abbiamo deciso di cimentarci in un post con traduzione a fronte. Io in italiano e lei in romano moderno, un po’ per insegnarmi, un po’ per giocare.

Non perdete la traduzione a fronte della cara Rachel!

Seconda lezione di romanaccio stretto con Rachel Gazometro.

Per continuare il tema delle arti, dopo il post sul cinema, ci abbiamo preso gusto e vogliamo andare a teatro. Eh già! Qui non stiamo a pettinare le bambole, si parla di temi cul-turalmente elevati, un pò per andare incontro al grande pubblico¹, un pò perché noi ci sentiamo femmine latine su uno dei palcoscenici più belli e affascinanti del mondo: Roma! Diamo quindi il via alle danze.

E’ ormai un annetto che faccio un corso di conversazione in inglese con una ragazza madrelingua. Non so dire se il suo inglese sia perfetto, ma è senz’altro molto brava a farmi sentire a mio agio, anche perché non facciamo mai esercizi pallosi di grammatica, ma sostanzialmente parliamo di chitarrini² nostri. L’altro giorno per ravvivare la nostra oretta mi ha proposto due giochini divertenti, che all’inizio mi han un pò bloccata e imbarazzata, ma poi ci siamo divertite parecchio, tanto che abbiamo iniziato a ridere con le lacrime agli occhi, con beneplacito dei colleghi delle stanze attorno, che stavano lavorando. Il primo era una forma di taboo: dovevo spiegare il significato di una parola, senza usare una lista di termini vietati. Il secondo era quello di usare una lista di vocaboli apparentemente senza collegamento per inventare su due piedi una storia.

Che cappero³ c’entra il teatro qui? Aspè che mo’ ci arrivo!

Tutto ciò mi ha fatto venire in mente che durante l’adolescenza ero parecchio timida e introversa e mia madre, preoccupata, mi aveva costretta a seguire un corso di teatro. Un vero incubo. Ricordo che l’insegnante iniziò con un esercizio facile, facile per metterci comodi. In piedi, davanti a tutti, lui pronunciava una frase ad effetto e tu in tre secondi dovevi rispondere a tono. Sprofondavo dalla vergogna. Avrei voluto essere trasparente, smaterializzarmi come polvere al sole ed evaporare dalla finestra. E invece lui mi chiamò e concitatamente e con passione mi urlò: Ti amo! Io lo guardai esterrefatta, con gli occhi densi di orrore, le gote rosse, le mani gelide e scappai via a gambe levate. Si concluse così la mia infamante sessione di improvvisazione teatrale.

Son passati vent’anni , consapevolezza e maturità mi hanno permesso di improvvisare sketch divertenti, da cabarettista in erba, con l’insegnante d’inglese.


¹ Eh!
² Ho letto in giro che scrivere cazzi è volgare.
³ Anche cazzo è molto volgare. Vado a sciacquar la bocca.

 

 

 

51 pensieri su “Giovedì esco con Rachel Gazometro, a teatro

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  2. Zeus

    In effetti dire “cazzo” in un post o in un commento è volgare. Dire “cazzi” è doppiamente volgare perché cazzi è un multiplo di cazzo e perciò, cazzo, è volgare di cazzo alla seconda. Fortunatamente che hai pensato bene di sostituire cazzo, che nei commenti o nei post suona male, con cappero (meglio di cazzo, sicuro) e cazzi sono stati sostituiti con chitarrini (che suonano, ahahah, meglio di cazzi sicuramente).
    Questa deriva puritana, senza cazzo nel post o nel commento, ha il fascino antico. Cazzo.

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  3. Fedifrago ®

    Per superare la timidezza ho iniziato a fare il “relatore” nelle assemblee alle superiori, quelle in cui si doveva parlare per ore senza dire nulla. Da lì in poi non sono più riusciti a fermarmi, neppure a fucilate

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  4. smadonno

    Una volta a Nantucket, Lousiana, posto dimenticato dagli dei sono entrato in un fast food per ordinare delle crocchette di pollo e una birra, la donna di colore mi ha biascicato delle cose alle quale per vergogna ho annuito e alla fine mi sono ritrovato a mangiare hamburgher di manzo con coca cola. Però al teatro ci vado anche io. Lo trovo uno dei simboli di una civiltà che sta scomparendo.

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  5. A rischio d’essere mannano a quer paese…
    nel racconto in italico parlare hai scritto “gambe velate” invece che gambe levate. Lo dico solo perché spezza il ritmo di un racconto invece divertente. Sul discorso del recitare per sbloccare la mia opinione è MAH! Anche no! Sarebbe come fare passare un incrocio cittadino a 100 all’ora e col rosso un neopatentato per renderlo più fluido nella guida. Mi prepari per affrontare la strada o per le rapine a mano armata con sparatoria e fuga? 😀 😀

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      1. avvocatolo

        Nun me riesce de commenta sur blogghe de Rachel ma jevolevo dì ‘n paro de cosette sur romano… manvediquesta… domani glie manno e revisioni de lavvocazzo va 😂

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