Il telefono e l’asina


Ho difficoltà a digitare i numeri della tastiera del telefono.

Ho provato a cercare se questo disturbo ha un nome, ma non ho trovato un termine, magari con radice greca, che dona autorevolezza e lustro, alla mia sindrome. Forse non ho cercato abbastanza? Ecco, potrebbe essere aprassia, dal greco a- prefisso di negazione, e praxía fare, quindi incapacità di fare.

Niente di grave, per carità, ma sono abituata ad andare direttamente in rubrica, per cui è facile non sbagliare. Mentre invece quando devi schiacciare in sequenza dei tasti, dei numeri senza invertirli, senza saltarli, senza distrarsi, senza confondere il 2 con il 5, il 6 con il 9, il 7 con l’1, ecco qui casca l’asino, anzi l’asina. È una forma di dislessia legata solo al telefono.

Che poi potrebbe essere anche divertente, un gioco, se non ti succedesse in ufficio. Componi un numero di telefono pensando di chiamare un fornitore, invece chiami uno sconosciuto. Come tirare i dadi, come la roulette, come quei coglioni che ti scrivono su Facebook facendo finta di conoscerti, come quelli che alle feste approcciano con un non ci siamo già visti da qualche parte? Certo, come no.

Ricordo che alle medie, ma immagino lo abbiano fatto tutti nella vita, andavo a far finta di studiare da una compagna veramente fica. Era altissima, magra, coi capelli corvini. La trovavo davvero bella, ma era una vera somara a scuola. Invece di prendere i compiti in mano, afferravamo la guida del telefono (N.d.r. Esiste ancora? È un oggetto così retrò!), sceglievamo i cognomi più assurdi e via di scherzi telefonici. Ridevamo come matte. Chissà che dicevamo. Era un momento molto intimo tra me e lei, io facevo un pò la buffona e mi beavo a vederla sghignazzare per le stupidaggini che m’inventavo, parlando con emeriti sconosciuti. Me la ricordo perfettamente nonostante siano passati trent’anni. Ahh!

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