Anelli

 mango 
Metto la maggior parte degli oggetti di uso comune, che uso e riuso senza quasi farci caso, nello stesso identico posto, sempre. È una conferma, è una rassicurazione del mio stato febbricitante permanente. E nonostante l’abitudine mi perseguiti e mi lasci dormire sonni tranquilli, mi ritrovo spesso a controllare in maniera ossessiva di avere l’anello anche dopo aver fatto la doccia, a toccare tipo cornetto la tasca dello zaino nero e morbido comprato con orgoglio a Milano, da Pull and Bear, dove ci vanno le ragazzine allupate, a sfiorarmi le orecchie per sentire il duro degli orecchini a forma di fiore, che mi ha regalato quella che potrebbe essere definita la suocera di mia sorella, portoghesivamente parlando, a verificare di aver fatto click sulle chiavi dell’auto, ma solo la mattina, quando parcheggio davanti all’ufficio, in una delle zone peggio mal frequentate di questa ridente città della Pianura Padana, intrisa di nebbia e focolari, che d’inverno mi sta stretta e d’estate non ne parliamo.

L’anello, dicevo, non ho idea da dove provenga. Ne avevo preso uno carino di cocco, una fascetta con una lieve escrescenza bombata, che a voler essere maliziosi, chi? Io?, pare un clito in fase barzotta. Ma poi, per una strana evoluzione della mia testa, è rimasto sul marmo, in bagno, nonostante i 3 reais spesi, velocemente sostituito da questo anello screziato, che pare di osso, ma non ci giurerei sopra, manco da ubriaca, come quando a Trastevere o giù di lì, ho esagerato con il Sangiovese biologico, innaffiando il pasto ‘gnorante, in serena compagnia.

Non ho idea da dove provenga questo anello, immaginavo di averlo sottratto, inconsapevolmente, dal comodino di mia sorella, un pò come quando vai dal tuo collega, nella stanza accanto e gli prendi la penna sulla sua scrivania e ti ritrovi ad osservare il tuo portapenne, affollato di lapis che non scrivono e tu non sai, ma quello è il primo stadio di cleptomania acuta. Curabile?

Oppure potresti averlo comprato nell’ultimo viaggio in terra tailandese, perché te ne eri innamorata follemente ed ora manco sai perché esiste sul tuo dito e che cosa rappresenta. Perché gli anelli a volte han significati, a volte, dico. Questo mi piace da matti, ma non ne sono innamorata, sta con me, fino a quando non lo scorderò sui pianetti della doccia di qualche hotel di periferia.

20 pensieri su “Anelli

  1. I pasti ‘gnoranti so’ importanti! Io quando esco di casa tocco le tasche per sentire di avere quello che devo avere. Se il volume mi sembra sospetto guardo meglio, ma solitamente mi accontento di una tastata.
    Essere perseguitati l’abitudine è un bel concetto!

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  2. Io esco sempre con un bracciale di quelli a nastro finto cuoio e una volta che dimenticai di metterlo stavo sempre a tastarmi il polso come se mi sentissi nudo e a disagio. La cosa strana è che appena sono a casa lo tolgo e non ho problemi, quindi è proprio entrato a far parte del novero del vestiario per coprirsi: a casa gireresti in mutande, fuori no. Allo stesso modo, a casa giro coi polsi nudi, fuori no.

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