Passaggio a est

 mango 
Ero partita senza sapere neanche bene dove andavo, la geografia questa sconosciuta, ma mi piace partire senza prepararmi, senza sapere cosa mi aspetta, riscuotere una sorpresa, ogni tanto.

Mi ritrovavo per la prima volta dall’altra parte di un mondo mai visto, nella peggiore spazzatura del globo terrestre, una grande cloaca, puzzolente, lurida, un porcile a cielo aperto, di uomini e animali tutti.

L’angoscia degli occhi scuri e stranieri su di me non mi abbondava per tutto il giorno, il fetido odore di marcio, di cibo andato a male, di piscio e di feci, manco di notte.

Ed io ero schifata, alienata, odiavo quella terra così affascinante e disgustosa al tempo stesso. Dove la gente mi fermava per strada per chiedere una foto con me, come fossi una scimmia, un animale raro, da mostrare ad amici e parenti tutti.

Mi vestivo con le maniche lunghe, con le scarpe chiuse, per prendere le distanze da quell’immondo spazio, nonostante il caldo assassino e l’umido fracido.

Ero l’unica bianca-extraterrestre, debole, senza anticorpi, alla loro mercè: mi toccavano, mi osservavano, mi nutrivano, mi servivano, mi guidavano.

Soffrivo di claustrofobia in mezzo alla folla e la gente era tanta: erano pezzenti, maleodoranti, che elemosinavano, pregavano, mangiavano con le mani, bruciavano i morti per strada.

Dopo qualche giorno però il mio registro è cambiato: ho iniziato ad abituarmi, ad apprezzare i colori, gli odori, la gente e la mia prospettiva mutava. Ero più accogliente, disponibile, accondiscendente, partecipe.

Ricordo che l’ultimo giorno ho fatto un giro per Delhi, in un mercato da mille colori e sapori,  coi sandali, i piedi sporchi, con la pioggia che mi bagnava ed io senza ombrello, per una finale immersione di amore infinito.

Tornata da lì sono stata sotto shock per tre giorni. Ho pianto quasi sempre, cercavo su internet le offerte di lavoro: ero stata rapita ed io volevo mollare tutto e trasferirmi lì.

Ancora oggi che sono passati parecchi anni quando penso all’India mi si accappona la pelle.

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