Citazioni scomposte, come il menisco 

  
Scrivimi lettere d’amore, anche solo di una riga, una parola, un link. Scrivimi lettere d’amore che io m’infiammo, esplodo di desiderio. Non sono più lettere vere e proprie, le chiamano email. Quelli che come me, come noi, hanno il telefono, che non è un telefono senza fili, ma il prolungamento della mano. E più è grosso e più è motivo di vanto. Perché al lavoro mi hanno chiesto vuoi quello normale o quello plus, ed io non ho potuto resistere e ho risposto tipo automa: lo voglio giant, sia mai, che le dimensioni non contano, ma aiutano, fidati a zia tua. (cit.)

E dalla mano alle dita il passo è breve. Guarda la mano, la guardo, la guardo e la infilo nelle mutande, con una velocità di un furetto. Ovunque, in auto, in bagno, da Mac, nel cesso della stazione, ma già sai. E le dita, che usi così bene, in tutto quello che fai. Che sai riparare, che sai costruire, toccare, amare, tagliare, penetrare, scrivere lettere e testamento.

Stamattina salivo sulla scala mobile al contrario, rischiando di spaccarmi il menisco e poi cristonare per giorni, mesi, semestri, perché tra poco arriva la neve ed io posso fare la cosa che mi appaga di più dopo scopare, pardon, fare all’amore, no, niente, non ce la posso fare, chiavare, rende benissimo. Ed è sciare, da sola, godo come un’infante che ciuccia ai capezzoli materni. La farina bianca, il sole, il freddo, il vento, la velocità, la neve. Andare a uovo, senza tecnica, solo per sentire l’aria in faccia che ti taglia il viso, sinusite permettendo. Sciare viene subito prima dei cannoni, del guidare senza meta, del partire e viaggiare. E tra poco farò tutte e due, sciare e viaggiare, ed io sono felice e forse non sentirò neanche più il desiderio di scrivere. Perché avrò altre dipendenze (cit.). Tra l’altro volevo dirti che io non le combatto, non ne sono capace, e alla fine manco lo voglio fare. Mi trastullo con esse, trascino me stessa al limite, sprofondo nell’ignoto,  mi schianto contro il muro di polistirolo e poi imparo da sola, ne abbandono una per passare ad un d’altra. Ma sono così bulimica (cit.) che alla fine mi stufo io, perché ho fatto il pieno e non perché mi impongo di smettere. Io lo so: se cerco di farlo, sto male, malissimo, non respiro più, piango, soffro. No, non ne sono capace. Non mi piace stare male e non guardo i film dell’orrore, perché mi fanno orrore. (cit.)

E oggi sono andata a donare il sangue per mille motivi che sono edonistici, pura masturbazione mentale, ma anche per stare bene. Donna tra uomini, col peso al limite, con alle spalle viaggi da zona rossa, che quasi volevano mandarmi di nuovo a casa. Ed io mi sono incazzata, voglio donarlo, sono qui per questo, sono pure 0 positivo, come mio padre, se mi mandate via faccio una sceneggiata napoletana delle mie.

E alla fine ho goduto, mentre colazionavo con il latte macchiato delle macchinette e la brioche confezionata, che neanche nel deserto, dove tra quindici anni, mano nella mano, scappiamo insieme.

60 pensieri su “Citazioni scomposte, come il menisco 

      1. Avendo quest’anno raggiunto i 50, ho avuto il tempo di fare qualche conquista. La più importante è stata che la vera libertà non è “di” essere/fare/avere, ma “dal” fare/essere/avare.
        Maturare questa consapevolezza dal punto di vista esistenziale, non intellettuale, fa magicamente sparire qualunque insoddisfazione o tantomeno inquietudine.
        E comunque… ho ormai scongiurato il pericolo di morire giovane.

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  1. Fedifrago ®

    azz…. mi hai fatto ricordare che i vampiri mi hanno chiamato già da qualche giorno, dovrò andarci in settimana. Anche se negli ultimi anni sono rimasti abbastanza delusi, avendo dovuto rimetterlo in emoteca anziché direttamente in enoteca come una decina d’anni or sono

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      1. The Basic 8

        senza parlare del significato del numero…si, pure a pecorina…ribaltalo in orizzontale e osservalo..due unità che unendosi ne formano una sola…il numero 8 diventa quasi essenza della parola UNO, quando scopi sei 1…il numero 8 è la perfetta infinita fusione di due corpi.

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