La pioggia nel parco

  
La pioggia, le foglie, le gocce, la sabbia, la terra, le pietre. Piove su di noi, sui nostri visi, sulle tue ciglia nere, sì che tu par pianga ma di piacere.

Ti ho trascinato qui, nel parco dagli alberi secolari, nella penombra ormai crepuscolare dell’inverno. Hai fatto chilometri per raggiungermi ed io invece di condurti al caldo, ti porto in questo luogo umido e freddo.

Taci. Sei arrivato fin qui per me, fammi scartare con cura questo pacco, questo pacco sensuale.

Stringimi la mano e seguimi per le stradine strette, di questo piccolo bosco, fatto apposta per noi. Come se i giardinieri sabaudi avessero voluto comporre un giardino incantato, solo per me e per te e per i trans tutti, che battono in fondo alle rive del Po.

Seguimi, so dove condurti, proprio dietro la maestosa fontana, che sgorga acqua e decora il parco.

Odi? La pioggia cade sulla solitaria verdura. Sui nostri vestiti, sulle nostre teste, sui miei capelli a caschetto, sui tuoi riccioli neri.

Allargo le narici per sentire meglio l’odore della pioggia, le gambe per assaporare le tue mani che frugano sotto la mia gonna, le calze autoreggenti, il filino del tanga scuro.

Ascolta. Ascolta. Voglio che abbassi lo zip e tutto vestito infili il tuo membro tra le mie natiche e con forza ed audacia mi penetri al buio. Che i trans, i solitari passanti, le coppie tutte, possano essere testimoni maliziosi del nostro fottuto amore.

E piove sui nostri volti silvani, piove sulle nostre mani ignude. Che si cercano, che anelano tutti gli incavi dei nostri corpi.

Piove, Amore mio, prendimi qui e ora, come ti ho chiesto più volte. E quando saremo sazi, ti porterò al nostro caldo nido di perversione.

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