Al ristorante


Non ho fame, mi pare una perdita di tempo inutile. Non ho fame, ma mi piace darti la mano, intrecciare le nostre dita, farmi tirare un pò e seguirti saltellando sui miei tacchi instabili, mentre scendiamo dal taxi.

Non ho fame, ma hai prenotato e ogni tuo desiderio è un ordine. È una perdita di tempo, perché io ho bisogno di starti addosso ogni momento.

Andiamo, sono pronta. Mi sono preparata per noi, mi piaccio. Non sono nè bella, nè brutta, sono seducente per te. So esattamente quali tasti pigiare, al momento.

Sediamoci uno di fianco all’altro, al tavolo col cartellino ‘Riservato’. La sala è colma, i camerieri si muovono come su una scacchiera.

Non ho fame, ma ordiniamo qualcosa. Siamo qui, io e te, come una coppia qualunque. Eppure c’è il fuoco dentro i nostri corpi, tra le nostre cosce, nelle nostre teste, in fondo ai nostri cuori.

Non me ne frega un cazzo di mangiare. Mi basta uno yogurt al caffè da 500 grammi, raccolto col cucchiaio, seduta per terra, mentre ti accarezzo i capelli arruffati, dopo l’amplesso a novanta.

La tua mano larga sulla mia coscia che scorre dal ginocchio, sulle autoreggenti, sulla carne, agli slip, che non ci sono. Allargo le gambe, le pedine, i camerieri della scacchiera, ci guardano attoniti, imbarazzati, schifosamente arrapati. Allargo le cosce, inclino la schiena, ti facilito il compito.

Mi è venuta fame, finalmente. Toccami qui, ora, in mezzo al chiasso dei piatti in finta porcellana, le tovaglie immacolate, le posate in silverplate, le coppie vergini pallose, che non sanno niente del nostro amore. Sbranami, divorami, l’esibizionismo in luoghi pubblici, flashing, per gli amanti del genere, è una delle categorie porno che mi fa godere di più.

Siamo maleducati, inappropriati, cafoni, incivili, indolenti, sozzi.

Siamo noi, tu ed io.

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