Anni e anni fa frequentavo una coppia parecchio alternativa, fumavamo popper e sicuramente sapevano divertirsi. Lei era minuta, bionda tinta, molto peperina. Una cosa mi colpì, raccontava che si dipingeva di blu i peli della fica. Ma una volta le fece infezione e dovette tagliare tutto e stare una settimana a casa sdraiata con il ventilatore altezza cosce. Non ho potuto mai verificare, ma me la sogno ancora adesso questa cosa.
Lui era molto tranquillo e gigione, con gli occhialini tondi, pareva John Lennon, più volte lo beccai in bagno, con i pantaloni calati, a pecorina passiva con altri uomini. E mentre io tranquillamente facevo pipì, i due o tre ci davano dentro.
Non frequentai particolarmente quel giro, però ricordo che ebbi il mio primo (e unico) bacio saffico proprio da lei. Mi prese con le due mani sulle guance e mi staccò un limone indimenticabile. Era un bacio avvolgente, caldo, goloso. Proprio diverso dal bacio di un uomo. Eravamo in un locale underground che all’epoca andava fortissimo, per ragazzi alternativi di sinistra a cui piaceva pogare musica ska e infrattarsi nei sottoscala a staccare pompini.
Questa coppia viveva già da sola, mentre io miseramente ancora coi miei e ogni tanto organizzava festini a numero chiuso.
Devo dire che tutta questa parte della mia vita me l’ero proprio scordata, mi è venuta in mente tipo flash per colpa o grazie al blog, non saprei dire.
Io all’epoca ero molto timida per cui non andavo mai da sola, ma cercavo sempre qualche accompagnatore adatto allo scopo, anche se poi alla festa magari quasi non gli parlavo. Non era un ambiente che mi creava imbarazzo e probabilmente un po’ avrebbe dovuto, anche solo perché molto diverso dal background in cui vivevo tutti i giorni. Ma neppure mi creava quella smania curiosa di partecipare a tutti i costi. Se ero invitata andavo, altrimenti amici come prima.
Ricordo perfettamente la casa, la disposizione dei mobili, il piano, le stanze, le luci. Ricordo che la festa iniziava sempre in maniera molto tranquilla e amichevole, fatta di risate, luci soffuse, fumo leggero e alcol. Poi lentamente degenerava, ma non per tutti. Chi voleva iniziava con le effusioni, ma altrimenti si poteva continuare a chiacchierare come se nulla fosse. Non era un orgia, era un luogo tranquillo in cui se volevi potevi scoparti qualcuno, davanti a tutti, oppure guardare, unirti, altrimenti conversavi, guardavi dalla finestra o andavi via.
Ora che ci penso era davvero la perfezione.
Una commune hippy rivisitata una generazione dopo. E’ proprio vero che la felicità e la perfezione esistono solo retroattivamente!
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Ecco una cosa che mi sarebbe piaciuto non dico vivere ma almeno vedere! La cosa più vicina a ciò che ho visto fu in un locale di scambisti in cui avevo fatto un installazione ed in cui andai una sera per essere appunto pagato. E nell’attesa di essere ricevuto dal proprietario buttai l’occhio in sala vedendo cose molto interessanti!
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Tu sai alla stregua di un oppiaceo.
Blame (Opolopo Remix) di Sacha Williamson
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Tu sai? Che caspita scrivo? (Tu sei)
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Sono gli oppiacei, tranquillo, avevo capito lo stesso 😉
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Sembra una cosa molto piacevole, non tanto per la sessualità libera, quanto per la serenità.
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Mi fa piacere di essere stata in grado di trasmetterlo, più di tante poesie del cazzo che leggi in giro. Grazie.
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Non mi parlare di poesie del cazzo che poi comincio a scriverle per parodiarle e non la smetto piú.
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Ho già la testa infilata nel cesso.
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Capisco!
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Ma anche insospettabili con lo sfondo nero e le avvertenze NSFW, che tu dici, partiti benissimo e invece poi cadono nelle poesie e gli aforismi. No, dico, perché?
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Perché per molti il sesso è solo una scusa. L’appagamento è distorto e spostato.
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So true.
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